domenica 28 ottobre 2012

APOCALISSE 2.0


"Quello che mi provoca il mondo della cultura giovanile degli ultimi vent'anni è una reale sensazione di malessere, di sfasamento. Quando le cose andavano più o meno bene, eravamo tutti incarogniti, con i capelli lunghi, le droghe e le canne dei fucili in bocca, un immaginario a dir poco plumbeo. Ora che il mondo così come l'abbiamo conosciuto è sull'orlo del baratro, la musica è diventata caruccia, elegante, allegra, con i baffetti e i bei vestiti, i cartoni animati, le feste, siamo pieni di foto di gente cosparsa di fiori che fa facce strane, tutto fatto per complimentarsi l'uno con l'altro.

Non riesco ancora a capacitarmene, mi innervosisce, questa rassegnazione non è condivisibile. Eppure la risposta dovrebbe essere semplice.

Dovunque vado, negli ambienti cosiddetti "alternativi" non vedo altro che ubriachezza molesta, discorsi di argomento alcolico, vestiti sfoggiati, fotografie sfoggiate, città di provincia che in pochi anni diventano piccole capitali di esibizionismo, dichiarazioni al vetriolo, ma soprattutto tanta, tanta, tanta ironia. Dappertutto, la gente è ironica in ogni cosa, c'è la frase ad effetto per ogni argomento, da quelli seri a quelli meno seri, dal passami il sale alle tragedie familiari, tutto viene affrontato a cuor leggero, senza pensare troppo, fondamentalmente come se la vita fosse un gioco. Il tutto ovviamente condito di una superficialità che atterrisce. Non so, magari sarà anche un bene, sarà il modo migliore di affrontare la decadenza. Celebrare la fine e tutte quelle cose lì, Carmelo Bene, Nietzsche, il pensiero debole, l'uomo poroso, la pop art e il pop tutto, David Foster Wallace e il tizio che sussurra ai cani.

Ma non riesco ad adattarmici. Non riesco a vivere come se non ci fosse un domani. E' un limite, probabilmente di matrice religiosa.  (Luigi "ri" Porto)

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